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lunedì 13 settembre 2010

"Il PDL c'è!!" di Tommaso Francavilla (11/09/10)

"Il PDL c'è!!" di Tommaso Francavilla (11/09/10) Si è allargato troppo l’on.Fini, quando ha proclamato –a mò di Mago Silvan- che “il PDL non c’è più” soltanto perché lui, dopo averlo subìto ed averlo sabotato fin dall’inizio, non ci vuole più entrare. Il PDL infatti c’è ancora ed è pur sempre, nettamente, il più grande Partito d’Italia, quanto meno per due ragioni.
La prima è che esso rappresenta l’epilogo di una rivoluzione politica necessaria, quella bipolare, che ha determinato con la sua sola nascita un salutare processo di semplificazone della politica italiana invertito il quale il sistema-Italia sarebbe destinato a paralizzarsi e disintegrarsi ancor di più, e che avrebbe già prodotto tutte le riforme necessarie al Paese se non avesse dovuto misurarsi con i postumi di un devastante indebolimento della politica nel suo complesso a favore di poteri sostanzialmente auto-referenziali, come il debordante ordine giudiziario.
La seconda è che esso non sta fallendo affatto la prova del governo, tant’è che nonostante la durezza della crisi che anche l’Italia ha dovuto attraversare in questi anni, l’ininterrotta campagna mediatico-giudiziaria ai danni del Cavaliere e dintorni e l’interdizione sistematica dal suo interno di Fini, appena pochi mesi fa ha ricevuto, unico di governo nell’Europa della crisi, una inequivocabile iniezione di fiducia popolare, ed ancora oggi resiste nei sondaggi che comunque attribuiscono alla sua coalizione un netto primato in caso di voto anticipato.
L’Italia è tra i Paesi che meglio hanno retto alla crisi mondiale, tant’è che ha scavalcato in affidabilità e capacità di tenuta non soltanto la Grecia ed il Portogallo, ma anche Paesi ben più celebrati quali l’Irlanda, la Spagna e la Gran Bretagna, con il nostro tasso di disoccupazione (8.4%) oggi più basso anche di quello degli USA (10%). Sul terreno della difesa della sicurezza, a cominciare dal contrasto alla criminalità organizzata, questi sono stati anni di straordinari successi, dovuti anche e soprattutto alle norme più severe ed alla “tolleranza zero” di un Governo il cui Ministro dell’Interno è stato definito dall’insospettabile Roberto Saviano “tra i migliori della storia d’Italia”. E se anche dovessero passare una disciplina più rigida in materia di intercettazioni ed il “processo breve”, altro non si sarebbe fatto che garantire meglio il cittadino da un’inquisizione invadente e faziosa che è essa negazione sostanziale della “legalità” di uno Stato di diritto. Né sono mancate riforme importanti, per esempio nei settori della Scuola, della Pubblica Amministrazione e della Previdenza, con l’ultima ciliegina a favore della libertà d’impresa con l’introduzione dei controlli “ex-post”. O prove di inedita efficienza sull’immondizia campana, Alitalia ed il terremoto abruzzese.
Intanto lo spauracchio del federalismo fiscale sta producendo soltanto atti positivi, quali il trasferimento agli enti locali di beni demaniali sotto-utilizzati ed il rilancio del mercato degli affitti con l’introduzione della cedolare secca, in attesa della introduzione dei costi standard per i servizi, con i loro effetti salutari sui conti pubblici soprattutto al Sud e sul conseguente prelievo fiscale.
Quel che manca al PDL è una struttura efficiente e partecipata che sappia adeguatamente rappresentare tutto questo. E questa è l’unica ragione che avrebbe potuto accampare Fini, se invece di tentare di sfasciarlo avesse voluto costruirlo.
Tommaso Francavilla