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venerdì 31 dicembre 2010

ANCORA SANGUE IN AFGHANISTAN, UCCISO L´ALPINO MATTEO MIOTTO , DI THIENE VICENZA AVEVA 24 ANNI


In un giorno che doveva essere di festa un altro lutto nel nostro contingente italiano in Afghanistan ucciso un nostro soldato
Un alpino italiano, Matteo Miotto, 24 anni, è morto oggi in Afghanistan, centrato dal proiettile di un cecchino. E' accaduto nel Gulistan (provincia di Farah), nell'ovest del Paese, una delle zone più «calde» del settore affidato al controllo dei militari italiani, al confine con l'Helmand. Miotto, originario di Thiene, in provincia di Vicenza, era caporal maggiore nel 7° reggimento Alpini di Belluno dal 12 gennaio del 2009, ma era già in servizio nel 2008. E' stato colpito mentre si trovava all'interno della base di Buji, dove prestava servizio. Il proiettile è penetrato in prossimità della spalla, nella parte lasciata scoperta dal giubbetto, ed ha raggiunto organi vitali. Nonostante i soccorsi, immediati, non c'è stato niente da fare. I fatti sono avvenuti alle 15, ora locale. Nella stessa giornata è morto, sempre in Afghanistan, un altro militare della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato), a causa dello scoppio di un rudimentale ordigno in una provincia del sud. 

onore ai nostri caduti  

  
 















giovedì 23 dicembre 2010

martedì 7 dicembre 2010

"A cosa serve la BCE" di Canio Trione (07/12/10)


"A cosa serve la BCE" di Canio Trione (07/12/10) La Banca Centrale Europea è una Istituzione indipendente. Ciò significa che non subisce la valutazione degli elettori e quindi dei politici. Può fare quello che vuole perché, per antonomasia, è super partes.
Essa, statutariamente, deve difendere gli europei dall’inflazione e quindi dall’aumento dei prezzi; ma già sorgono dei distinguo: i prezzi dei diamanti come delle azioni o degli appartamenti o delle automobili più potenti sono esclusi dai panieri del costo della vita e quindi possono salire liberamente; mentre gli aumenti da contrastare sono quelli dei generi alimentari o dell’energia o delle locazioni cioè dei prezzi ai quali vengono venduti i frutti delle imprese e dei lavoratori più deboli. Si formano due categorie di cittadini: quelli inseriti nelle organizzazioni produttive più grandi e potenti che agiscono in piena libertà dei prezzi che possono far lievitare secondo i propri interessi aziendali mentre quelli che lavorano in piccole imprese aperte alla concorrenza più estrema, magari anche estera, devono sapere che i prezzi dei prodotti da loro realizzati (e quindi i loro redditi) non devono essere troppo alti, se no interviene la BCE a contrastare questi aumenti.
Recentemente il tracollo finanziario planetario ha arricchito i compiti della BCE di un altro tassello importante: la stabilità finanziaria. Essa viene ottenuta intervenendo nei mercati con l’acquisto di titoli “spazzatura” (quelli che non vuole nessuno perché c’è il rischio che, alla loro scadenza non vengano pagati) al fine di evitare default governativi destabilizzanti dell’euro. I giornali più vicini alle grandi imprese titolano a caratteri cubitali “Liquidità BCE senza limiti” e, più sotto, “il piano di acquisti di bond governativi dell’eurozona, varato dalla Banca Centrale Europea a inizio maggio come contributo al piano anticrisi della Grecia, continua” (sole 24 Ore 3 dicembre prima pagina). Dopo aver stanziato dai 90 ai 120 miliardi per salvare due minuscole economie europee (più piccole del Sud d’Italia ma con il vantaggio di essere organizzate in Stati sovrani indipendenti e quindi meritevoli di aiuti senza limiti) e aver scoperto che non basta si decide di aprire i cordoni della borsa senza limitazioni quantitative. Cosa che naturalmente già dal giorno dopo rimette le cose a posto sui mercati finanziari internazionali, almeno per ciò che riguarda la quotazione dei titoli di quei Stati e il differenziale di tassi di interesse che essi devono pagare per ottenere prestiti. Ma questi crediti sono a tempo indeterminato? No, ma la restituzione è interamente affidata alla capacità dei cittadini di pagare nuove tasse… come dire che il vantaggio è dello Stato in default e delle banche sue finanziatrici mentre i costi sono dell’economia reale. Naturalmente questa elargizione faraonica di credito non è aperta al pizzicagnolo sotto casa del cui destino economico evidentemente non se ne frega nessuno ma solo per quelle Istituzioni private o pubbliche “troppo grandi per fallire” e quindi libere di fare quello che gli pare, tanto alla fine c’è sempre qualcuno che gli toglierà le castagne dal fuoco.
Che fine hanno fatto tanti soldi? I buchi pubblici finanziati da banche private non nascondono finanziamenti illeciti o comunque poco trasparenti? Non se ne interessa nessuno; ma non interessano a nessuno neanche le conseguenze principali che questa politica comporta: per primo le conseguenze della inondazione di liquidità a tutto vantaggio di chi è esterno all’economia reale; cosa che riproduce, amplificata, la instabilità finanziaria dalla quale si asserisce di voler uscire. Per secondo la vocazione della BCE che diviene così una mega organizzazione preposta alla premiazione di chi sbaglia!!! È mai pensabile che la BCE intervenga in soccorso del bilancio tedesco o francese? Mai, a meno che anche loro non principino a scialacquare, nel qual caso nessun problema, interverrà la nostra organizzazione che metterà a disposizione quel che serve a far dimenticare ogni prodigalità! Il tutto a spese dei cittadini che saranno chiamati a oneri fiscali aggiuntivi per rendere più credibili i debiti dei rispettivi Stati!
Questa è la situazione e questi sono i compiti che la BCE si è dati nella sua breve vita.
Ma che sistema è mai questo? e quale può essere l’alternativa? multare gli Stati che non hanno credito neanche per la propria sopravvivenza?
Qualcuno suggerisce la “uniformizzazione fiscale” o “maggiore integrazione politica” che in soldoni significa aumentare le tasse lì   sono più basse in modo -a loro modo di vedere- da procurarsi i mezzi per far crescere ancora di più la libertà di manovra di chi controlla le Istituzioni europee; in realtà così si ucciderebbe ogni residua possibilità di concorrenza tra Stati nella riduzione del carico fiscale e di ottimizzazione dei costi delle Pubbliche Amministrazioni; a tutto scapito della crescita e dell’occupazione.
o siamo pazzi o siamo in un vicolo cieco o, più probabilmente, un po’ di tutti e due.
In ogni caso la gente non può pagare più di quanto già non faccia quindi serve una via alternativa capace di non far collassare l’economia reale.
Canio Trione
FONTE : WWW.AZIENDABARI.IT

venerdì 3 dicembre 2010

E' morto Paolo Signorelli ideologo del Msi.

ROMA (2 dicembre) - Si è spento giovedì notte, dopo aver lottato contro una lunga malattia Paolo Signorelli, professore e ideologo del Movimento sociale italiano e tra i fondatori di Ordine nuovo. È morto in una clinica a Roma.
Signorelli, 76 anni, era nato a Viterbo il 14 marzo 1934. Professore di filosofia, aveva fondato Ordine Nuovo, poi sciolto dall'allora ministro degli Interni Paolo Emilio Taviani, e il Fronte Sociale Nazionale.
Della sua vicenda di «perseguitato politico» si sono occupati a lungo Amnesty International e il Partito Radicale, con il quale aveva collaborato negli ultimi anni di vita. Nel suo più recente libro, "Di professione imputato", Signorelli aveva ricostruito tutte le sue disavventure giudiziarie. Dopo essere stato scagionato da tutte le accuse si era ritirato a Bolsena, in provincia di Viterbo, dove vive e lavora anche il fratello Ferdinando Signorelli, parlamentare per varie legislature del Msi e ora militante de La Destra di Francesco Storace.
I tanti suoi estimatori lo ricordano così!


martedì 30 novembre 2010

Molese: alza la testa! - di Clemente Pansa

 
 Molese: alza la testa!
di Clemente Pansa
Nel post “Numerosi casi di tumore a Mola”, qualche giorno fa, a seguito di un mio intervento sul Blog a
proposito di quell’argomento, una nostra Lettrice, Roberta,

Grazie Clemente Pansa, grazie a nome di tutte le persone che soffrono a causa dei trafficanti di morte che hanno
reso Mola l'anticamera dell'obitorio, per la loro viltà e ingordigia.
Grazie per non aver sotterrato, come tanti altri, l'ascia di guerra per un problema così grave e irrisolto.
A Mola c'è rassegnazione, stanchezza, sfiducia. Grazie...
Roberta

Alla luce di un’iniziativa avviata da LiberiamoMola e sollecitata anche da interventi analoghi a quello di Roberta, “Obiettivo 1000”, desidero rispondere alla nostra gentile Amica.
Prima,Naturalmente, per chi non ha seguito sul Blog tutta la questione, spieghiamo in cosa consiste “Obiettivo 1000”.
La Redazione di LiberiamoMola ha deciso di eseguire un sondaggio tra la popolazione per verificare quanta volontà c’è nei Molesi di richiedere alle Autorità preposte l’effettuazione di un carotaggio nella cosiddetta “discarica della morte”.
L’obiettivo ambizioso di questo sondaggio, è quello di arrivare a quota “1000”, vale a dire, mille Cittadini che aderiscono all’iniziativa votando “SI” o “NO” alla domanda se si è d’accordo a commissionare un’analisi, mediante carotaggio, per scoprire (caso mai ce ne fosse bisogno) se sotto i cumuli di spazzatura della discarica in Contrada Martucci, giacciono rifiuti classificati come tossici.
Ci sembrava che “Obiettivo 1000” fosse possibile da raggiungere perché confidavamo nel fatto che la sensibilità dei Molesi si sarebbe svegliata da quel torpore in cui era silentemente precipitata nel corso degli ultimi 500 anni…
Ma, è evidente, abbiamo peccato di presunzione, perché pare che quel “torpore” non abbia ancora del tutto abbandonato il popolo molese eniente ci fa supporre che lo lascerà nei prossimi 500 anni!
Ad oggi, infatti, a già tre giorni dall’avvio del sondaggio, quando mancano solo undici giorni alla sua conclusione, solo ventuno cittadini hanno manifestato la loro volontà. E tutti quanti gli altri?
Poiché non osiamo pensare che non siano d’accordo con la richiesta, dobbiamo dedurre che sono semplicemente “indifferenti” al problema.
E questo, credetemi, è davvero molto più grave. Tutto ciò premesso e chiarito, consentitemi ora di rispondere alla nostra Lettrice, Roberta.

Gentile Roberta,
come tu stessa hai detto, noi non sotterreremo mai l’ascia di guerra per un problema così grave che è la grande incidenza di tumori nella nostra cittadina.
Permettimi, però, di replicare alla tua affermazione quando dici che a Mola, riporto testualmente le tue parole, “c’è rassegnazione, stanchezza, sfiducia”, perché hai ragione, ma solo in parte.
A Mola, effettivamente aleggiano nell’aria e nella mente dei suoi Cittadini, rassegnazione, stanchezza e sfiducia, ma, cara Roberta, hai dimenticato un’altra caratteristica, propria di noi Molesi – e dispiace dirlo – che è l’indifferenza di fronte ai problemi seri della vita quotidiana.
Indifferenza che si manifesta fin quando il problema non ci tocca da vicino.  Ecco, solo allora, forse, scatta in noi quel meccanismo di “ribellione” che ci fa aprire gli occhi e ci fa protestare.
Mi dirai perché sono così cinico ed impietoso verso i nostri concittadini e perché mai dico queste cose.
Ti rispondo con un po’ di storia neanche molto remota.
Quando abbiamo iniziato la nostra avventura con LiberiamoMola, lo spirito che ci spinse a realizzare un’Associazione ed un Sito Internet dal quale tenere sotto controllo l’operato dell’Amministrazione Comunale, era quello di auspicare di ottenere una gestione del Paese che tenesse conto delle necessità di tutti e non solo quella di tutelare gli interessi di una casta di pochi fortunati privilegiati che facevano riferimento ai cosiddetti “poteri forti” della società.
Eravamo persino disposti a candidare un “nostro” Sindaco con una Lista Civica (già pronta) con il simbolo di “LiberiamoMola”, ma il tutto finì in una bolla di sapone e sai perché? Perché non trovammo NESSUNO disposto a candidarsi!
La reazione fu quella di chiudere il Sito per tutta la durata della campagna elettorale per non correre il fondato dubbio che qualcuno non avrebbe resistito alla voglia di strumentalizzare a proprio favore la nostra posizione.
Come sono andate a finire le cose, è sotto gli occhi di tutti.
La sinistra Amministrazione di Berlen & Co è stata battuta ed al suo posto si è insediata la “Diperna 1ª”.
E cosa è cambiato? Assolutamente nulla!
Noi siamo ancora qui a monitorare l’Amministrazione ed a denunciare le pecche della vecchia che continuano ancora ad essere le pecche della nuova.
Le strade sono un colabrodo. I marciapiedi sconnessi, dove più di qualche persona anziana rovina - quasi quotidianamente - a terra; la faccenda delle chianche del Lungomare è nelle mani della Magistratura perché l’allora maggioranza ha agito in modo arrogante e dispotico e l’allora opposizione non si è opposta per niente, eludendo il dovere di controllo che spetta a chi sta in minoranza in un’Amministrazione Pubblica.
E così, davanti ad un tale vergognoso quadro di lassismo dell’Amministrazione (la vecchia e la nuova, tanto per non essere di parte), si è reso addirittura necessario un esposto perché intervenisse a fare chiarezza la Legge!
Ma anche qui, anziché una reazione di popolo, si è riscontrato solo il coraggio di un singolo cittadino al quale poi tutti hanno detto “bravo”, ma se non si muoveva lui, non si sarebbe mosso nessuno! Viva la solidarietà e viva il senso civico!
Ecco, cara Roberta, questa è Mola e questi sono i suoi figli!
Quindi c’è forse da meravigliarsi se a fronte di un’iniziativa come quella promossa da LiberiamoMola, rispondano, dopo tre giorni, soltanto 21
Cittadini?
Ma nonostante tutto, noi non demordiamo.
Restano ancora ben 11 giorni allo scadere del sondaggio e “Obiettivo 1000” non è forse (ce lo auguriamo) solo un miraggio.
E poi, non l’hai detto anche tu?
“Non sotterreremo mai l’ascia di guerra”!
Ad majora.

FONTE: www.liberiamomola.it
  

domenica 21 novembre 2010

La discarica della "morte" (di Clemente Pansa)

La discarica della "morte" (di Clemente Pansa)
Il numero dei morti aumenta vorticosamente. Le amministrazioni comunali si succedono periodicamente, ma nessuna sembra essere minimamente sfiorata dal problema.
La discarica continuerà a ricevere i rifiuti; probabilmente si realizzerà l'inceneritore; qualcuno, inevitabilmente, si arricchirà a spese di qualche poveraccio che finirà sotto un metro e mezzo di terra e così, stancamente, le cose procederanno, come sempre, con buona pace per chi lascerà per sempre questa valle di lacrime senza che nessuno abbia per lo meno tentato di capire se lo si poteva salvare facendo quella che molto banalmente si chiama "prevenzione".
I politici di tutte le Istituzioni (Regione, Provincia e Comune) sono sordi e muti.
I medici stanno zitti. Forse hanno paura. In fondo anche loro “tengono famiglia”…
Gli affaristi e gli speculatori vanno avanti come treni, travolgendo ogni cosa che incontrano sul loro cammino in nome di un interesse che non deve essere, per nessuna ragione, compromesso!
Ed intanto la gente continua ad ammalarsi di tumore ed a morire.
Forse sarebbe il caso di auspicare che venga fatto un "carotaggio" nella "discarica della morte" come qualcuno l'ha - e forse non a torto - definita, per sapere, finalmente, cosa giace lì sotto.
Perché non si procede con questa semplice operazione?
Chi si vuole salvare e cosa si vuole nascondere?
Comprendo benissimo che ci sono in ballo interessi enormi, ma non basta quello che si è guadagnato fin'ora? E non bastano le vittime che vi sono state? Quante ancora ne dovranno morire prima che qualcuno si decida a muovere un passo verso la verità?

FONTE: www.liberiamomola.it

lunedì 1 novembre 2010

giovedì 21 ottobre 2010

Il Sindaco è nero! di Clemente Pansa - fonte: www.liberiamomola.it

Non vogliamo dire che l'attuale Sindaco è "nero" perché il precedente era "rosso"...
E, naturalmente, non ci riferiamo al colore dei capelli, bensì...

Caro Direttore,
Ho avuto fra le mani in questo momento una copia della pagina 9 del settimanale Fax n. 40 del 16 Ottobre. Sono letteralmente amareggiato e disgustato da quella vergognosa maxi-vignetta dal titolo “Molesi a New York City”, il cui tema è il mio soggiorno in USA con tre Assessori della mia Giunta.
E’ opportuno che tutti i molesi sappiano che le spese di viaggio e soggiorno mie e della mia consorte sono state sostenute dal “Van Westerhout Cittadini Molesi Social Club” di Brooklyn dal quale ho ricevuto l’invito e che ho ringraziato pubblicamente. Gli Assessori Vito Carbonara, Nicola Pellegrini e Sabino Jacoviello si sono assunti l’onere del pagamento in proprio di ogni spesa di viaggio e soggiorno. Smentisco nel modo più assoluto che il Comune di Mola abbia sostenuto l’onere di questa nostra breve permanenza a New York: non ha tirato fuori neppure un centesimo. Ogni cittadino può verificare: non esiste alcuna deliberazione in merito e quindi, nessun impegno di spesa. Per questi motivi contesto vivamente il messaggio che il giornale di Conversano ha voluto far passare. Il danaro dei cittadini per noi è sacro. Ed a me pare che nei pochi mesi di amministrazione abbiamo già ampiamente dimostrato il cambio radicale nella gestione delle risorse pubbliche.
Approfitto “una tantum” della straordinaria diffusione del Suo sito, ed affido a Lei, caro Direttore, questa mia nota per riportare serenità fra la popolazione, evidentemente confusa da quella vignetta che non ha ragione di esistere, se non nella mente di chi ha perso la serenità di giudizio.
Colgo l’occasione per ringraziarLa per i servizi che sta dedicando agli entusiastici incontri con la comunità molese di questa straordinaria metropoli. L’affetto dei nostri concittadini americani fa dimenticare e passare in secondo ordine anche le insinuazioni più cattive.
Cordialmente
Stefano Diperna – Sindaco

 ECCO LA VIGNETTA INCRIMINATA...
Una vignetta che può anche non piacere perché ritenuta priva di spirito, ma, francamente, non ci sembra tanto offensiva o “vergognosa” da suscitare una tale reazione da parte del Sindaco, al punto da farlo incazzare così neramente!
Il Popolo, si sa, a volte è spinto a giudicare in maniera qualunquista certi avvenimenti. Tuttavia, c’è da dire a sua discolpa, che il più di queste volte è condotto per mano su quella strada dalla stessa classe politica, molto solerte e loquace nel discolparsi di fatti più o meno insignificanti, ma molto taciturna quando le poste in gioco sono molto più alte.
Cosa vogliamo dire?
Vgliamo dire che non siamo pronti ad accusare un Sindaco, chiunque esso sia ed a qualunque schieramento appartenga, se dovesse usare del denaro pubblico per recarsi in una terra lontana per portare il saluto della Città che rappresenta ai Concittadini emigrati in quella terra lontana per lavoro. In fondo non ci sarebbe nulla di male. Riterremmo che quei soldi siano stati spesi per una giusta causa. Se, al contrario, su questo argomento, qualcuno dovesse decidere di fare dell’ironia, per quanto non condivisibile, siamo convinti che la stessa ironia non darebbe origine ad un’offesa tale da giustificare una reazione così spropositata.
Osserviamo, invece, che quella tempestività per precisare - ad una testata giornalistica locale – che l’Amministrazione non aveva in alcun modo, per quel viaggio, fatto ricorso a risorse economiche pubbliche, l’avremmo particolarmente gradita e molto apprezzata se altrettanto tempestivamente, al momento del suo insediamento, avesse risposto ad altre testate giornalistiche o Siti Internet ad alcune domande sulla sparizione delle chianche ed altre piccole cosucce, fin dal febbraio dello scorso anno, dall’area dei lavori per il Fronte Mare.
Ecco, lì non erano in ballo tre-quattromila Euro, il costo, cioè, di un biglietto andata e ritorno da New York e qualche giorno di permanenza, bensì qualche centinaia di migliaia di Euro.
Dunque, considerato che lo stesso Sindaco ha affermato che Il danaro dei cittadini per noi è sacro”, ecco il motivo per il quale avremmo molto apprezzato una sua risposta repentina in merito alle questioni poste.
Ma è ovvio che non si può pretendere che il nuovo Amministratori si perda dietro a qualche sconsiderato cittadino che per un capriccio vuole sapere dove sono finite quelle chianche per per quasi un secolo hanno ornato il bel (ex) Lungomare di Mola.
D’altra parte, però, non si può neanche pretendere che il popolo bue stia zitto e parli solo se interrogato.
In democrazia non funziona così. Si può anche non essere d’accordo e legittimamente non condividere affatto le idee degli “oppositori”, ma certamente non si può impedire loro di parlare; e se poi le parole vengono fuori perché stimolate da assordanti silenzi, allora, per lo meno, si abbia la decenza di continuare a rimanere in quel silenzio e a non lamentarsi delle critiche.
Excusatio non petita, accusatio manifesta”, che, tradotta in parole povere significa: “Se nessuno ti chiede delle giustificazioni e tu, invece, senti di darle, allora vuol dire che hai la coda di paglia”
E chi ha la coda di paglia, deve stare attento a scherzare col fuoco perché rischia davvero di bruciarsela.  

martedì 19 ottobre 2010

20 ottobre 2010 - PER NON DIMENTICARE





Esiste, a Milano, una collinetta artificiale, denominata Monte Stella, costruita con oltre un milione di quintali di macerie, recuperate da tutti i settori della città rasi al suolo dai bombardamenti terroristici anglo-americani. Una parte di dette macerie proviene dalla distruzione di due istituti scolastici superiori, di sei scuole elementari e cinque materne completamente atterrati, ma anche da altri trentacinque edifici scolastici danneggiati in città, mentre altre centoventicinque scuole, di ogni ordine e grado, vennero distrutte in provincia. Fra le scuole elementari distrutte, una è particolarmente ricordata dai milanesi, quelli meno giovani, quelli che la guerra l'hanno vissuta nella metropoli, ed è la scuola di Gorla, della quale vogliamo ricordare la triste sorte.
Era una giornata limpida, tersa, allora non c'era lo smog, e -incredibile a dirsi- dalla piazza del Duomo si riusciva a vedere la cerchia delle Alpi, quella del 20 ottobre 1944, allorché una formazione di circa quaranta quadrimotori americani del tipo B 24 e B 27 comparve nel cielo della città, contemporaneamente al suono delle sirene d'allarme. E sulla verticale di Gorla, che allora era un sobborgo periferico e non un quartiere incorporato nella città come oggi, gli aerei sganciarono il loro carico. Puro terrorismo, volontà di inserire su un popolo ormai in ginocchio, nonostante ancora oggi ci sia chi sostiene la tesi che le bombe erano destinate alla stazione ferroviaria di Greco, che si trova in zona, ma che era facilmente identificabile, ed anche attaccabile senza pericolo, data l'inesistenza di ogni reazione da parte della caccia italo-germanica.
Nella zona attaccata si contarono 635 Vittime, o almeno furono recuperati 635 corpi, forse potevano esserci stati altri esseri umani che, letteralmente dilaniati dalle esplosioni, non vennero mai rinvenuti. Fra gli edifici centrati in quella tragica mattina ci fu la scuola elementare Francesco Crispi: fu letteralmente polverizzata. Centonovantaquattro bambini, la loro direttrice, quattordici maestre, un'assistente sanitaria e quattro bidelli furono travolti. Quattro soli bambini, una femminuccia e tre maschietti (Annamaria, Giuseppe, Remo e Gabriele) si salvarono e furono estratti dalle macerie. Occorsero tre giorni per ritrovare e recuperare i corpi delle vittime della scuola, tre giorni in cui Vigili del Fuoco, militari dell'U.N.P.A., soldati italiani e tedeschi, uomini della G.N.R. e operai in tuta, magari. partigiani, certamente antifascisti, lavorarono fianco a fianco, senza risparmiarsi, unitamente ai genitori dei bambini, ed ai parenti, disperati, ma sempre speranzosi, nell'illusione di trovare qualche superstite. Chi lavorava e piangeva, chi lavorava e pregava, chi malediceva e bestemmiava Dio, che aveva permesso una strage di bambini senza colpa né pena. Oggi, al posto della scuola, sorge un monumento funebre, una madre con un bimbo in braccio, inginocchiata, come se offrisse al Cielo quella sua creatura, e sotto al monumento c'è l'Ossario, dove sono conservati i resti dei piccoli Caduti, e degli adulti che erano con loro.


IMMAGINI TRATTE DAL SITO I MARTIRI DI GORLA

LAVORI (e DEGRADO) in corso di Clemente Pansa

Abbiamo già avuto da ridire qualcosa su quel "meraviglioso" progetto tanto osannato dalla
vecchia amministrazione e, inspiegabilmente, ora "sposato" dall'attuale.
Il lettore, certamente ci consentirà una breve riflessione (magari maligna, perché, si sa, a
pensar male si fa peccato, ma il più delle volte si azzecca): se ieri il progetto non mi piaceva,
considerato che la sua realizzazione non corrisponde neanche a quanto originariamente
progettato, a causa di revisioni rese necessarie per consentire degli abbattimenti di costi,
perché mai mi dovrebbe piacere oggi? Non vi è, infatti, alcuna ragione.
Salvo che... Salvo che nel frattempo io non sia diventato il nuovo amministratore al quale,
quand'anche non possa essere attribuito il merito della sua realizzazione, certamente sarò
incaricato di inaugurarla. Chi, se non io, farò la mia passerella in vetrina, pavoneggiandomi
davanti agli obiettivi delle macchine fotografiche e delle telecamere, mentre presento al mondo il capolavoro realizzato?
Un po' di narcisismo, lo sappiamo tutti, è la minima dose richiesta ad un politico per partecipare al festival delle celebrità indetto
quotidianamente dai potentissimi mass media.
Dunque, perché, allora non "sposare" la buona e giusta causa e cavalcare l'onda di un successo e di una esposizione mediatica che,
sebbene inaspettata, è, certamente, più che benvenuta?
E chi se ne frega se poi ciò che vado a presentare risulterà - e per la verità già risulta - non proprio riuscito bene e gradito dalla
popolazione!
Non vogliamo di certo apparire dei bacchettoni conservatori, per questo siamo sempre stati disponibili ad aprire le nostre menti e ad
allargare i nostri orizzonti alle novità, a patto, però, che le medesime novità rispondessero, oltre che ad un aspetto estetico (in questo
caso pure discutibile), anche e soprattutto, a quello funzionale.
Ora possiamo dibattere sull'aspetto estetico, che, in quanto tale, coinvolge ciascuno di noi in
modo diverso, facendoci derogare anche da eventuali principi razionali di bellezza e di estetica
che, probabilmente neanche esistono: de gustibus… ma in quanto alla funzionalità, beh, crediamo
proprio che si possa raggiungere unanimamente il pensiero che è del tutto assente, almeno nel
progetto realizzato. Forse nell'originale... Ed esprimiamo questo dubbio per non offendere il
lavoro del progettista che sappiamo essere il "grande" architetto Oriol Bohigas (quello dei
"lavandini" ai balconi dell'Edificio Meridiana di Barcellona).
E torniamo ai lavori in corso.
Non è ancora dato sapere quando termineranno. Intanto oltre ai lavori, procede, di pari passo,
anzi, più veloce e senza sosta, il degrado dell'area.
Se nonostante la presenza del cantiere - dunque, giornalmente presidiato - il lungomare, non
ancora terminato, versa già in uno stato di abbandono, che succederà quando sarà definitivamente e completamente consegnato
all'incuria, nonché alle attività incontenibili di qualche vandalo?
Le panchine sono già state prese di mira e "battezzate" dai soliti ignoti, nonché idioti, grafomani dal pennarello facile ed onnipresente
nelle loro tasche.
E le aiuole? E le basi degli alberi e delle palme, messe a dimora solo da qualche mese?
Sono già piene di erbacce e nessuno si cura di estirparle.
Certo, in questo stato, non si offre una buona immagine del tanto decantato ed apprezzato lavoro né ai cittadini di Mola né a coloro
che da Mola sono di passaggio.
Detto questo e a prescindere dai nostri - ma solo per alcuni - discutibili giudizi estetici sull'opera non ancora terminata, saremo
sempre attanagliati dal dubbio che quanto realizzato, sia stato fatto secondo criteri che rispondano a delle regole certe e che dette
regole siano state rispettate in pieno e non come spesso accade, in spregio a leggi, regolamenti, disposizioni varie, autorizzazioni.
Ed a proposito di “autorizzazioni”, è noto a tutti che l'area coinvolta nel grande progetto, non sia completamente di proprietà
comunale e che ad essere interessato nella questione vi sia anche un altro importante soggetto: il Demanio.
L'intero "Lungomare" risulta "area demaniale", pertanto per consentire al Comune di Mola di eseguire i lavori (tuttora in corso), da
parte del Demanio si è attivata una procedura che, come si dice in gergo, “in regime di consegna” ha concesso il permesso al Comune
stesso di eseguire quei lavori, in base ad un progetto presentato.
Trattandosi, dunque, di area demaniale, ciò significa che tutto il materiale ivi esistente (chianche, basole e menate varie comprese),
sono non già di proprietà del Comune, bensì del Demanio. Si tratta solo di un piccolo particolare che, nella fretta e nella foga dei
lavori, deve essere sfuggito a qualcuno. Ma procediamo con il nostro ragionamento.
Trattandosi, come dicevamo, di area demaniale, la procedura cui accennavamo sopra, prevede che prima della restituzione dell'area
stessa al suo legittimo proprietario, vada fatta una comunicazione (da parte del Comune) per la verifica. Vale a dire la constatazione
della conformità dell'eseguito al progetto presentato.
Intanto, prima di procedere, una innocente quanto intrigante domanda: ma l'eseguito, corrisponde esattamente al progetto presentato
al fine di ottenere le autorizzazioni necessarie? Oppure, una volta ottenutele, si è cambiato il progetto?
Insomma, visto che la realizzazione è diversa dal progetto originario: il progetto stesso è stato modificato prima o dopo aver ottenuto
l'autorizzazione dal Demanio?
Detto questo, continuiamo. Dunque, solo successivamente (cioè, dopo la verifica), perché quell'area possa entrare nella disponibilità
del Comune, potrebbe essere chiesta la sua "sdemanializzazione" che potrebbe, però, essere concessa anche parzialmente.
A questo proposito, è bene ricordare che la cosiddetta "dividente" (confine) demaniale per l'area dell'ex Baby-Park, é costituita dalla
fine del marciapiede del lato monte di detta area. Ciò significa che con l'asfalto della sede stradale lato monte, inizia l'area
propriamente di proprietà comunale. Il resto della dividente - é facile immaginarlo - potrebbe correre fino a tutta la sede stradale della
vecchia SS 16.
Cosa significa tutto questo?
Significa che:
la responsabilità della "sparizione/spartizione delle chianche, in questo contesto, assume un significato diverso. Indubbiamente
se ne accresce la gravità;
1.
le autorizzazioni concesse dal Demanio potrebbero rivelarsi nulle se si dovesse riscontrare una diversità tra il progetto
presentato per ottenerle e quello realizzato (in tal caso non si capisce quali verifiche si possano fare);
2.
ancora una volta i Cittadini si saranno trovati davanti ad un caso di mala gestione della cosa pubblica da parte di una classe
politica, nessuno escluso - maggioranza od opposizione, alternandosi nei ruoli - che sarà responsabile, stante così le cose, anche
di malversazione di un bene dello Stato.
3.
Vi è un proverbio che per la sua precisa enunciazione è assolutamente azzeccato, anche se molti lo giudicano estremamente e
decisamente inopportuno. Chi ha combinato qualche pasticcio, sostengono i detrattori del proverbio, ha bisogno di tutto, fuorché di
qualcuno che gli dica “la colpa è tua”. È una frase che dal punto di vista psicologico, lo annienterà. Costoro sostengono, infatti, che
nella classifica della insensibilità, questo proverbio è secondo soltanto al leggendario “te l’avevo detto”.
Potremmo anche essere d’accordo con questa tesi e, tutto sommato, senza neanche troppi ripensamenti, ma il menefreghismo,
l’intolleranza, l’arroganza, la supponenza, la prepotenza (e ci fermiamo qui, altrimenti andiamo ad libitum su queste “qualità”) che la
classe politica ha dimostrato nell’evolversi delle vicende a noi note, ci ha reso un po’ più cinici.
Ed è proprio in virtù di questo cinismo appena acquisito che auguriamo - a chi dovesse risultare coinvolto dall’inchiesta aperta sulla
sparizione delle chianche - ogni bene ricordandogli il proverbio incriminato: "Chi è causa del suo mal, pianga se stesso".
E se non lo capiscono, ribadiamo: “Noi però, qualche mese fa, te lo avevamo detto”.


VIDEO "LE CHIANCHE DOVE SONO"