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martedì 19 ottobre 2010

LAVORI (e DEGRADO) in corso di Clemente Pansa

Abbiamo già avuto da ridire qualcosa su quel "meraviglioso" progetto tanto osannato dalla
vecchia amministrazione e, inspiegabilmente, ora "sposato" dall'attuale.
Il lettore, certamente ci consentirà una breve riflessione (magari maligna, perché, si sa, a
pensar male si fa peccato, ma il più delle volte si azzecca): se ieri il progetto non mi piaceva,
considerato che la sua realizzazione non corrisponde neanche a quanto originariamente
progettato, a causa di revisioni rese necessarie per consentire degli abbattimenti di costi,
perché mai mi dovrebbe piacere oggi? Non vi è, infatti, alcuna ragione.
Salvo che... Salvo che nel frattempo io non sia diventato il nuovo amministratore al quale,
quand'anche non possa essere attribuito il merito della sua realizzazione, certamente sarò
incaricato di inaugurarla. Chi, se non io, farò la mia passerella in vetrina, pavoneggiandomi
davanti agli obiettivi delle macchine fotografiche e delle telecamere, mentre presento al mondo il capolavoro realizzato?
Un po' di narcisismo, lo sappiamo tutti, è la minima dose richiesta ad un politico per partecipare al festival delle celebrità indetto
quotidianamente dai potentissimi mass media.
Dunque, perché, allora non "sposare" la buona e giusta causa e cavalcare l'onda di un successo e di una esposizione mediatica che,
sebbene inaspettata, è, certamente, più che benvenuta?
E chi se ne frega se poi ciò che vado a presentare risulterà - e per la verità già risulta - non proprio riuscito bene e gradito dalla
popolazione!
Non vogliamo di certo apparire dei bacchettoni conservatori, per questo siamo sempre stati disponibili ad aprire le nostre menti e ad
allargare i nostri orizzonti alle novità, a patto, però, che le medesime novità rispondessero, oltre che ad un aspetto estetico (in questo
caso pure discutibile), anche e soprattutto, a quello funzionale.
Ora possiamo dibattere sull'aspetto estetico, che, in quanto tale, coinvolge ciascuno di noi in
modo diverso, facendoci derogare anche da eventuali principi razionali di bellezza e di estetica
che, probabilmente neanche esistono: de gustibus… ma in quanto alla funzionalità, beh, crediamo
proprio che si possa raggiungere unanimamente il pensiero che è del tutto assente, almeno nel
progetto realizzato. Forse nell'originale... Ed esprimiamo questo dubbio per non offendere il
lavoro del progettista che sappiamo essere il "grande" architetto Oriol Bohigas (quello dei
"lavandini" ai balconi dell'Edificio Meridiana di Barcellona).
E torniamo ai lavori in corso.
Non è ancora dato sapere quando termineranno. Intanto oltre ai lavori, procede, di pari passo,
anzi, più veloce e senza sosta, il degrado dell'area.
Se nonostante la presenza del cantiere - dunque, giornalmente presidiato - il lungomare, non
ancora terminato, versa già in uno stato di abbandono, che succederà quando sarà definitivamente e completamente consegnato
all'incuria, nonché alle attività incontenibili di qualche vandalo?
Le panchine sono già state prese di mira e "battezzate" dai soliti ignoti, nonché idioti, grafomani dal pennarello facile ed onnipresente
nelle loro tasche.
E le aiuole? E le basi degli alberi e delle palme, messe a dimora solo da qualche mese?
Sono già piene di erbacce e nessuno si cura di estirparle.
Certo, in questo stato, non si offre una buona immagine del tanto decantato ed apprezzato lavoro né ai cittadini di Mola né a coloro
che da Mola sono di passaggio.
Detto questo e a prescindere dai nostri - ma solo per alcuni - discutibili giudizi estetici sull'opera non ancora terminata, saremo
sempre attanagliati dal dubbio che quanto realizzato, sia stato fatto secondo criteri che rispondano a delle regole certe e che dette
regole siano state rispettate in pieno e non come spesso accade, in spregio a leggi, regolamenti, disposizioni varie, autorizzazioni.
Ed a proposito di “autorizzazioni”, è noto a tutti che l'area coinvolta nel grande progetto, non sia completamente di proprietà
comunale e che ad essere interessato nella questione vi sia anche un altro importante soggetto: il Demanio.
L'intero "Lungomare" risulta "area demaniale", pertanto per consentire al Comune di Mola di eseguire i lavori (tuttora in corso), da
parte del Demanio si è attivata una procedura che, come si dice in gergo, “in regime di consegna” ha concesso il permesso al Comune
stesso di eseguire quei lavori, in base ad un progetto presentato.
Trattandosi, dunque, di area demaniale, ciò significa che tutto il materiale ivi esistente (chianche, basole e menate varie comprese),
sono non già di proprietà del Comune, bensì del Demanio. Si tratta solo di un piccolo particolare che, nella fretta e nella foga dei
lavori, deve essere sfuggito a qualcuno. Ma procediamo con il nostro ragionamento.
Trattandosi, come dicevamo, di area demaniale, la procedura cui accennavamo sopra, prevede che prima della restituzione dell'area
stessa al suo legittimo proprietario, vada fatta una comunicazione (da parte del Comune) per la verifica. Vale a dire la constatazione
della conformità dell'eseguito al progetto presentato.
Intanto, prima di procedere, una innocente quanto intrigante domanda: ma l'eseguito, corrisponde esattamente al progetto presentato
al fine di ottenere le autorizzazioni necessarie? Oppure, una volta ottenutele, si è cambiato il progetto?
Insomma, visto che la realizzazione è diversa dal progetto originario: il progetto stesso è stato modificato prima o dopo aver ottenuto
l'autorizzazione dal Demanio?
Detto questo, continuiamo. Dunque, solo successivamente (cioè, dopo la verifica), perché quell'area possa entrare nella disponibilità
del Comune, potrebbe essere chiesta la sua "sdemanializzazione" che potrebbe, però, essere concessa anche parzialmente.
A questo proposito, è bene ricordare che la cosiddetta "dividente" (confine) demaniale per l'area dell'ex Baby-Park, é costituita dalla
fine del marciapiede del lato monte di detta area. Ciò significa che con l'asfalto della sede stradale lato monte, inizia l'area
propriamente di proprietà comunale. Il resto della dividente - é facile immaginarlo - potrebbe correre fino a tutta la sede stradale della
vecchia SS 16.
Cosa significa tutto questo?
Significa che:
la responsabilità della "sparizione/spartizione delle chianche, in questo contesto, assume un significato diverso. Indubbiamente
se ne accresce la gravità;
1.
le autorizzazioni concesse dal Demanio potrebbero rivelarsi nulle se si dovesse riscontrare una diversità tra il progetto
presentato per ottenerle e quello realizzato (in tal caso non si capisce quali verifiche si possano fare);
2.
ancora una volta i Cittadini si saranno trovati davanti ad un caso di mala gestione della cosa pubblica da parte di una classe
politica, nessuno escluso - maggioranza od opposizione, alternandosi nei ruoli - che sarà responsabile, stante così le cose, anche
di malversazione di un bene dello Stato.
3.
Vi è un proverbio che per la sua precisa enunciazione è assolutamente azzeccato, anche se molti lo giudicano estremamente e
decisamente inopportuno. Chi ha combinato qualche pasticcio, sostengono i detrattori del proverbio, ha bisogno di tutto, fuorché di
qualcuno che gli dica “la colpa è tua”. È una frase che dal punto di vista psicologico, lo annienterà. Costoro sostengono, infatti, che
nella classifica della insensibilità, questo proverbio è secondo soltanto al leggendario “te l’avevo detto”.
Potremmo anche essere d’accordo con questa tesi e, tutto sommato, senza neanche troppi ripensamenti, ma il menefreghismo,
l’intolleranza, l’arroganza, la supponenza, la prepotenza (e ci fermiamo qui, altrimenti andiamo ad libitum su queste “qualità”) che la
classe politica ha dimostrato nell’evolversi delle vicende a noi note, ci ha reso un po’ più cinici.
Ed è proprio in virtù di questo cinismo appena acquisito che auguriamo - a chi dovesse risultare coinvolto dall’inchiesta aperta sulla
sparizione delle chianche - ogni bene ricordandogli il proverbio incriminato: "Chi è causa del suo mal, pianga se stesso".
E se non lo capiscono, ribadiamo: “Noi però, qualche mese fa, te lo avevamo detto”.


VIDEO "LE CHIANCHE DOVE SONO"