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martedì 15 marzo 2011

"Rialzo futuro dei tassi? Già fatto!!" di canio Trione (14/03/11)

L’andamento dei tassi di interesse nei passati giorni è preoccupante.
L’euribor a tre mesi (quello massimamente utilizzato per calcolare i tassi sui mutui) che il 28 febbraio era ancora attestato a 1,09, nel giro di otto giorni è passato a 1,18. Sprint di nove punti che non si era mai visto
nel recente passato dato che per guadagnare gli stessi otto punti e cioè per passare dal 1,00 al 1,09 ci aveva messo esattamente cinque mesi dal 18 ottobre al 28 febbraio. Cosa è successo e cosa significa questo fenomeno?
È stato sufficiente che il governatore della BCE abbia detto che, pur lasciando invariati i tassi di interesse, il prossimo mese sarà possibile un aumento degli stessi tassi -forse di 0.25 punti dicono i bene informati che la comunità bancaria europea abbia trasformato quella possibilità in probabilità e quindi abbia anticipato quella data ritoccando da subito il tasso a tre mesi. Il governatore giustifica questo comportamento con il fatto che i prezzi stanno salendo e quindi per prevenire una rincorsa prezzi-salari meglio alzare i tassi per indurre gli imprenditori a non aumentare l’occupazione e i salari appunto per evitare l’inflazione. Fin qui la
sostanza della tesi BCE.
Per l’uomo della strada sembra un discorso da matti, per le seguenti ragioni:
1) quando si avvierà a soluzione il problema della disoccupazione se al minimo accenno di miglioramento
delle vendite e dei prezzi si evira la ripresa?
2) Che razza di competente è uno che collega un’inflazione da costi del petrolio e delle materie prime
(neanche tutte) all’inflazione da domanda che non c’è ma che si vuole curare con l’aumento dei tassi?
3) Come si esce dalla crisi se al minimo accenno di possibilità futura di ripresa si aumentano i costi finanziari
delle aziende?
4) Come si pensa di curare l’endemico problema del debito pubblico di tutti gli stati del mondo aumentandone i costi?
5) Ammesso che una parte dell’Europa goda di un favorevole andamento dell’economia (cosa che non è
vera affatto visto che le imprese tedesche che sono tornate a crescere lo fanno essenzialmente grazie
all’export) che senso ha fare una politica su misura solo per quella parte gettando alle ortiche tutto il resto?
6) La finanza (i corsi delle azioni e delle obbligazioni) che si regge solo grazie alla politica dei tassi bassi
come potrà fronteggiare la riduzione delle quotazioni susseguente all’aumento dei tassi?
7) Conseguentemente le banche -che garantiscono le proprie obbligazioni verso i clienti con riserve in titoli
di stato e che quindi vedranno scendere il valore delle loro riserve- da dove andranno a prendere le nuove
garanzie necessarie?
8) Non rispondendo a nessuna delle precedenti domande non si destabilizza il sud d’Europa e quindi tutto il
Mediterraneo?
Sono argomenti purtroppo inoppugnabili cui mancano le risposte sia ideali e programmatiche sia concrete.
Siamo cioè allo sbando culturale della categoria dei gestori dell’economia europea che da un lato sono
coscienti dei guasti sociali ed economici prodotti dalla crisi ma dall’altro remano consapevolmente contro la
ripresa per difendere un livello dei prezzi che, al contrario di quanto pensano loro, se ne va per conto suo
indipendentemente dalle politiche monetarie della BCE. Mentre gli stati perseguitano i cittadini per
rimettere a posto i loro conti, la BCE lavora per aggravare sia quelli pubblici che quelli privati di famiglie ed
imprese con un ulteriore aggravio oltre a quello energetico che comunque salirà per ragioni sue proprie.
Mentre gli imprenditori cercano di aumentare le produzioni per rispondere all’inflazione e alla domanda di
occupazione la BCE trova il tempo per aggravarli di un nuovo costo improduttivo.
Mentre la crisi sta destabilizzando economicamente, socialmente e politicamente Nord Africa e,
socialmente, economicamente e finanziariamente, il sud Europa, la BCE trova il modo per neutralizzare ogni
sforzo che si sta realizzando per riportare ordine sociale ed economico.
Quindi la BCE nel suo tentativo di servire (nel senso più vile del termine) la grande impresa tedesca si è
posta fuori dalla stragrande parte dell’Europa e contro la generalità dei suoi cittadini. Il risultato? Ulteriore
disaffezione per l’Europa e per le sue Istituzioni che appaiono non solo fuori dalla realtà quotidiana di
ognuno di noi ma addirittura nemiche dichiarate del miglioramento delle condizioni di vita degli europei:
quando si agisce dichiaratamente per non far crescere i salari e far lievitare il costo dei mutui in questo
momento e in questa situazione.. è proprio roba da matti!!!!!!

 Fonte: http://aziendabari.it/readnews.php?id=6584&cliente=34